FIRMA DI ALEXANDER EX MARCHIONIBUS D'ANGENNES ARCIVESCOVO DI VERCELLI 1854

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DOCUMENTO CON FIRMA


 DELL'ARCIVESCOVO DI


 VERCELLI


Alessandro Vincenzo Ludovico Reminiac marchese d'Angennes

1854

ANGENNESAlessandro Vincenzo Ludovico Reminiac marchese d'. - Discendente da una famiglia di antica nobiltà francese, stabilitasi in Italia nel sec. XVII, nacque a Torino il 9 giugno 1781 da Carlo e da Eleonora Chabod de St.Mauríce. Compì a Torino i suoi studi di teologia e di ebraico, avendo come maestri gli abati Tommaso di Caluso G. Biamonti e P. Regis, condiscepolo A. Peyron. Laureatosi in teologia e ordinato sacerdote, fu per qualche tempo elemosiniere dell'ospedale militare francese di S. Croce, quindi canonico onorario della cattedrale. Nel 1812 fu nominato curato della parrocchia di Vigone, presso Torino.

Preconizzato vescovo di Alessandria il 16 marzo 1818, introdusse nella diocesi le suore della Carità e si adoperò per il ritomo (1823) dei domenicani nel convento di S. Croce di Bosco, chiuso dai Francesi. Migliorò gli studi del clero, promosse la istruzione religiosa tra i soldati e i prigionieri. Nei giorni 2-4 giugno 1829 tenne il sinodo generale della diocesi, pubblicandone poi le costituzioni (Synodus Dioecesana Alexandrina XVI, quam ill. et rev. D.D. Alexander ex marchionibus d'Angennes, Ep. Alexandrinus et comes habuit diebus 23... et 4. Iunii 1829, Alexandriae 1829). Il 25 febbr. 1832 venne nominato arcivescovo di Vercelli, ma si trattenne ad Alessandria fino all'aprile successivo, data di arrivo del suo successore.

Spirito eminentemente caritatevole, l'A. meritò l'affetto e la stima di tutti i suoi fedeli. Anche nella nuova diocesi egli tenne, nei giorni 7-9 giugno 1842, il sinodo generale, curandone poi la pubblicazione delle costituzioni (Acta Synodi Dioecesanae Vercellensis priniae..., Vercellis, MDCCCXLII). Favorì la nascita di una società operaia cattolica (1852).

Aperto a tendenze moderatamente liberali, favorevole all'indipendenza, ebbe una certa parte nel convincere Carlo Alberto a vincere le sue residue esitazioni a concedere lo statuto. Da Carlo Alberto (dei quale l'A. tenne poi l'orazione funebre) venne insignito del gran cordone dei santi Maurizio e Lazzaro e del collare dell'Annunziata e, con decreto del 3 apr. 1848, nominato senatore. L'A. intervenne nelle discussioni dei senato subalpino per opporsi al voto delle leggi Siccardi sull'abolizione del foro e delle immunità ecclesiastiche e per esortare il governo a proseguire le trattative con Roma in vista di un concordato (6 apr. 1850), e ancora (16 dic. 1852) per opporsi al disegno di legge sull'istituzione del matrimonio civile. Sembra che Vittorio Emanuele II gli proponesse, nel 1862, la nomina ad arcivescovo di Torino: l'A. avrebbe rifiutato a causa della sua età ormai avanzata. Morì a Vercelli l'8 maggio 1869.


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